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15 – Emergere dalla terra

Emergere dalla Terra

La narrazione inizia con la richiesta da parte dei bodhisattva e mahasattva «giunti dalle terre delle altre direzioni, superiori in numero alle sabbie di otto Gange […]» di essere autorizzati a proteggere, recitare, copiare e fare offerte con diligenza e sincerità a «questo sutra nel mondo di saha», per diffonderlo ampiamente (Op. cit., p. 295). Ma a questa richiesta Shakyamuni risponde: «“Desistete, uomini devoti! Non c’è bisogno che voi proteggiate questo sutra. Perché? Perché in questo mio mondo di saha ci sono bodhisattva e mahasattva numerosi quanto le sabbie di sessantamila Gange, ciascuno con un seguito uguale alle sabbie di sessantamila Gange. Dopo la mia estinzione queste persone sapranno proteggere, leggere, recitare e predicare diffusamente questo sutra» (Op. cit., p.295). Successivamente la terra trema e questi ultimi emergono dalle sue viscere e si inchinano di fronte a Shakyamuni e a Molti Tesori. A questo punto le quattro guide, Pratiche Superiori, Pratiche Illimitate, Pratiche Pure, e Pratiche Salde, che li rappresentano, salutano il Budda che dice: «[…] “questi bodhisattva e mahasattva che sono emersi dalla terra in numero di incalcolabili, innumerevoli asamkhya [innumerevole – valore di 1059 ndr.] e che tu non hai mai visto in passato, allorché io ho conseguito l’annutara-samyak-sambodhi in questo mondo di saha, io li ho convertiti e li ho guidati, ho allenato le loro menti e ho fatto nascere in loro il desiderio della via […]. Essi gioiscono costantemente della Legge dei Budda, ricercando con assiduità unicamente la saggezza suprema”» (Op. cit., pp. 302-303). Shakyamuni aggiunge che lui li ha istruiti e convertiti «sin dal lontano, remoto passato». A queste affermazioni i membri dell’assemblea rimangono stupiti e confusi perché fino ad allora avevano creduto che Shakyamuni si fosse illuminato in quella stessa esistenza, meditando sotto l’albero della bodhi. Il capitolo termina con la domanda di Maitreya a Shakyamuni di come questo sia potuto succedere: «Questi bodhisattva innumerevoli:/ come hai potuto in così breve tempo/ istruirli, far sorgere in loro l’aspirazione/ e condurli a dimorare nello stadio della non/ regressione?» (Op. cit., p. 308).

  • A quel tempo i bodhisattva mahasattva giunti dalle terre delle altre direzioni, superiori in numero alle sabbie di otto Gange, si alzarono in mezzo alla grande assemblea, giunsero le mani, si inchinarono in segno di reverenza e dissero al Budda: «Onorato dal mondo, se nelle epoche dopo l'estinzione del Budda ci consentirai di proteggere, recitare, copiare e fare offerte con diligenza e sincerità a questo sutra nel mondo di saha, noi lo diffonderemo ampiamente da un capo all'altro della terra!» Allora il Budda disse ai bodhisattva mahasattva: «Desistete, uomini devoti! Non c'è bisogno che voi proteggiate e abbracciate questo sutra. Perché? Perché in questo mio mondo di saha ci sono bodhisattva mahasattva numerosi quanto le sabbie di sessantamila Gange, ciascuno con un seguito uguale alle sabbie di sessantamila Gange. Dopo la mia estinzione queste persone sapranno proteggere, leggere, recitare e predicare diffusamente questo sutra.» Quando il Budda ebbe pronunciato queste parole, il suolo di migliaia di milioni di paesi del mondo di saha tremò e si aprì; nello stesso istante ne emersero innumerevoli migliaia, decine di migliaia, milioni di bodhisattva mahasattva. I corpi di questi bodhisattva, di un colorito aureo, presentavano i trentadue segni e risplendevano di un fulgore immenso. Fino ad allora avevano dimorato nello spazio vuoto al di sotto del mondo di saha, ma quando questi bodhisattva udirono la voce del Budda Shakyamuni, emersero dal basso.
  • A quel tempo le quattro categorie di credenti, sempre in virtù dei poteri sovrannaturali del Budda, videro questi bodhisattva che riempivano il cielo al di sopra di innumerevoli centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di terre. Fra questi bodhisattva vi erano quattro guide. Il primo si chiamava Pratiche Superiori, il secondo si chiamava Pratiche Illimitate, il terzo si chiamava Pratiche Pure, il quarto si chiamava Pratiche Salde. Questi quattro bodhisattva erano le guide supreme, i maestri dell'intero gruppo. Al cospetto della grande assemblea ciascuno di loro giunse le mani, guardò verso il Budda Shakyamuni e chiese: «Onorato dal mondo, sono pochi i tuoi mali? Sono poche le tue preoccupazioni? Le tue pratiche procedono opportunamente? Coloro che ti proponi di salvare recepiscono prontamente le istruzioni? Lo sforzo non affatica l'onorato dal mondo?»
  • Allora, in mezzo alla grande assemblea di bodhisattva, l'onorato dal mondo pronunciò queste parole: «E così, proprio così, uomini devoti! Il Tathagata sta bene, ha poche malattie e poche preoccupazioni. Gli esseri viventi vengono convertiti e salvati prontamente e io non sono affaticato. Perché? Perché era dopo era, in passato, gli esseri viventi hanno ricevuto costantemente la mia istruzione. Inoltre hanno fatto offerte e riveritoci Budda del passato piantando diverse buone radici. Così, quando questi esseri mi vedono per la prima volta e ascoltano la mia predicazione, tutti vi credono immediatamente, l'accettano e accedono alla saggezza del Tathagata, con l'eccezione di coloro che in precedenza hanno studiato e praticato il piccolo veicolo. Ma ora anche a queste persone farò ascoltare questo sutra e le farò accedere alla saggezza del Budda.»
  • A quel tempo il bodhisattva mahasattva Maitreya, conoscendo il pensiero che albergava nella mente dei bodhisattva numerosi come le sabbie di ottomila Gange, e desiderando anche sciogliere i propri dubbi, giunse le mani, si volse al Budda e pose questa domanda in versi: Innumerevoli migliaia, decine di migliaia, milioni, una vasta schiera di bodhisattva quale mai fu vista in passato: Io imploro il più onorevole tra gli esseri con due gambe di spiegare da dove vengano costoro, quali cause e condizioni li hanno fatti riunire! Possenti nel corpo, dotati di poteri sovrannaturali, di saggezza insondabile, risoluti nella volontà e nel pensiero, dotati di grande capacità di tolleranza, sono il genere di persone che gli esseri viventi amano vedere: da dove sono venuti?
  • A quel tempo l'onorato dal mondo, desiderando ribadire le sue parole, si espresse in versi dicendo: Sappi, Ajita, che questi grandi bodhisattva per kalpa innumerevoli hanno praticato la saggezza del Budda. Sono stati tutti convertiti da me; io ho risvegliato in loro il desiderio della grande Via. Sono figli miei, che dimorano in questo mondo svolgendo continuamente le pratiche della dhuta. Prediligono un luogo quieto, rifuggono l'agitazione e la confusione della folla, non amano perdersi in lunghi discorsi. Così questi figli studiano e praticano il mio insegnamento della Via. E allo scopo di ricercare la Via del Budda, giorno e notte si applicano sempre con diligenza in questo mondo di saha, dimorando nel vuoto al di sotto di esso. Con salda forza di volontà e concentrazione ricercano la saggezza con costanza e diligenza, espongono varie dottrine meravigliose e le loro menti sono libere dalla paura. Allorché mi trovavo nella città di Gaya seduto sotto l'albero della bodhi, ho conseguito la somma, corretta illuminazione e ho messo in moto la ruota della Legge suprema. In seguito li ho istruiti e convertiti facendo nascere in loro l'aspirazione alla Via. Ora dimorano tutti nello stadio della non regressione, e ciascuno col tempo diventerà un Budda. Quelle che pronuncio adesso sono parole vere: credete in esse con tutto il cuore! Sin dal lontano, remoto passato ho istruito e convertito questa moltitudine.